L’arte di presentare i libri e “Il gusto delle donne” di Licia Granello
Presentare i libri è un’arte difficile, lo sappiamo – bisogna essere obiettivi e diplomatici, entusiasti e distaccati, informati e curiosi, spiritosi e colti e attenti e ironici e un sacco di altre cose. Bisognerebbe.
Anche fare il pubblico è difficile. Bisognerebbe aver letto il libro, o averne almeno un’idea, e intervenire, gratificare in qualche modo l’autore di turno. Bisognerebbe dimostrare interesse, applaudire a tono. Bisognerebbe fare domande con un senso se non proprio epocale almeno logico.
Come quella signora che alla presentazione del libro dello Chef Rompiscatole, Marco Squizzato, Un rompiscatole in cucina, che prevedeva uno showcooking con appunto scatolette che per non fare pubblicità ai prodotti erano state ri-etichettate con la copertina del libro, ha chiesto allo chef dove si potevano acquistare quelle scatolette così buone… Ma non è sola: alla presentazione del libro di pasticceria non può mancare la domanda su ma lei come fa il dolce x che a me brucia sempre?, e ad Allan Bay che presentava Cannella e zafferano di Lorenza Pliteri è stato chiesto dove comprare le spezie di cui sopra. Inutile dilungarsi su quelli che hanno già mangiato quella tal ricetta e che la fanno bene solo nel tal posto e…
E poi quel tono un po’ così di certe signore bene tutte bacini e complimenti smancerosi (“Oh tesora che brava che bel libro adesso no un bacetto al volo che devo andare che ciò la Picci che mi aspetta ma domani mi porto il libro in borsa e me lo firmi a pilates…”). E a volte ah io la vedo sempre in televisione.
Presentazione del libro di Licia Granello Il gusto delle donne. Il mestiere della tavola in venti storie al femminile (Rizzoli, 216 pagine, 16€) in Feltrinelli Piazza Piemonte a Milano. Una serie di imprenditrici del cibo in platea, sul palco con l’autrice Natalia Aspesi e Carlo Cracco (un poco uomo-oggetto nell’occasione: la stessa Granello ha ricordato che quando ha chiesto a Aspesi di presentarla, per convincerla ha inserito nella mail la foto, appunto, di Cracco).
La presentazione della Aspesi ha avuto momenti ineressanti e divertenti (è pur sempre una grande giornalista di costume e non solo) ma anche qualche momento poco indovinato – come la battuta sui negozi di ortofrutta, che per pagare l’insalata ci vuole un mutuo (la ricordo già nel 1973, ai tempi dell’austerity, ma mi sembra risalga all’antica Grecia…), che i pomodori del suo terrazzo sono buonissimi, o l’insistenza sul fatto che lei da Cracco non c’era mai stata – mentre forse si poteva insistere un poco di più sul tema-donna in cucina, recentemente tornato alla ribalta, anche insistendo con Cracco sulle donne-chef…
Bello, il libro (un po’ meno la copertina). Venti storie di donne che arrivano nei modi più disparati ai “mestieri della tavola” e ne fanno una cosa propria, li reinventano e se li cuciono addosso, perché essere donna anche in questi casi comporta un lavoro in più, una fatica supplementare… Per dire, a Mimma Ordine, panettiera, proprietaria de Il Fornaio a Torino, volevano rifiutare l’iscrizione all’albo dei fornai perché non esistevano fornai donne (ah… eravamo nel 1996).
Emanuele Bonati
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