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BLOGVS | March 19, 2024

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L’ArchiCibVs

Emanuele Bonati

La colombaia pasquale

Pasqua alta, quest’anno! Alta e bersaglio di commenti un po’ seccati, a causa di questa insolita semi-sovrapposizione con il 25 aprile – Lunedì dell’Angelo della Liberazione… Alta ma che promette, come sempre, pranzi e gite fuori porta, uova di cioccolato e colombe.

Io, almeno dal punto di vista dei dolci, la mia parte l’ho già fatta: qualche bella colomba con farina di farro ha già spiccato il volo dal forno di casa e ha già cominciato ad allietare le mie colazioni.

Come già successo in passato con il panettone di Natale, però, qualcuno mi ha fatto notare che non dovrei chiamarla “colomba” perché il disciplinare dei prodotti da forno pasquali, definito da un decreto del 2005, stabilisce che la vera colomba è fatta con farina di frumento e non di farro. Vorrà dire che, alla prossima occasione, proverò ad utilizzare lo stesso impasto su una forma diversa ed inventarmi qualcosa di nuovo, qualcosa che possa richiamare comunque la colomba…

Cosa ne dite, ad esempio, di una bella torre, coperta da una bella glassa con tante file di mandorle, canditi e gocce di cioccolato? Certo, non una torre qualsiasi: una bella torre colombaia di quelle che si vedono nelle masserie del Salento, nelle campagne e nelle cascine del Nord, o in qualche villa del Palladio!

Torre colombaia nel territorio di Oria, Brindisi (foto Galiano M., Wikimedia CC).

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A dire il vero, torri colombaie si possono ammirare in diverse parti d’Europa – ne ha dipinta una anche Paul Cézanne – e non solo: ad esempio, in Egitto.

Paul Cézanne, Pigeonniers a Bellevue, 1885

Egitto, sulla strada verso Dakhla (foto Marie-ange, Picasa CC)

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In Italia, erano già diffuse in epoca romana e medievale, ma dal Trecento l’allevamento dei colombi e di alcuni passeracei assunse un’importanza rilevante nell’economia delle aziende agricole, e le torri colombaie diventarono così una presenza comune nelle campagne della penisola.

Questi edifici, oltre ad essere utilizzati nell’allevamento, avevano spesso anche la funzione di torre d’avvistamento e di deterrente psicologico nei confronti del nemico, pur essendo del tutto inadeguate a ruoli di difesa attiva.

Il modello più tradizionale era quello a pianta quadrata e, non di rado, l’alto basamento al di sopra del quale si trovavano i vani per i colombi era passante.

Colombaia a pianta quadra con basamento passante a Réalmontais (foto Philippe Vernet, Picasa CC)

Torre del Castello Senarega-Fieschi a Senarega, Genova (foto Daniele Massazza)

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Nella parte superiore, veniva realizzata una serie di fori o di feritoie di accesso a piccole cavità che contenevano ciascuna un nido. Questi vani, spesso costituiti da ciotole di terracotta rivestite di paglia e scarti di lana, erano messi in comunicazione con l’interno della torre attraverso degli sportellini che ne permettevano la cattura. All’esterno, al di sotto dei fori d’accesso, vi erano dei cornicioni o delle mensole, necessari per l’involo e l’appoggio dei volatili.

La torre, al suo interno, aveva un unico ambiente costruito in modo da essere facilmente lavabile e disinfettabile. Le sue pareti erano completamente occupate dai nidi che venivano facilmente raggiunti attraverso scale che, nella parte inferiore, erano in muratura mentre in quella superiore erano in legno.

Abbazia della Santa Trinità de La Lucerne, colombaia, spazio interno (foto MM, Wikimedia CC)

Interno di una colombaia a Ispahan (foto Marie-ange, Picasa CC)

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Le torri colombaie, naturalmente, erano soggette agli attacchi di donnole, ratti, faine e altri predatori. La difesa veniva organizzata murando coppi vetrificati  o fogli di latta negli angoli dei muri o realizzando cornici di pietre o di  mattoni sporgenti, resi lisci e taglienti.

Alcune torri erano costruite per ospitare solo i colombi; più spesso, però, all’allevamento di questi si univa quello dei rondoni. Allora sulle pareti della torre venivano aperti fori più piccoli d’accesso. I colombi venivano allevati ad uso alimentare, sia gli adulti sia i nidiacei, per la produzione di guano da utilizzare come fertilizzante e per la caccia con il falcone. I rondoni, di cui si mangiavano solo i nidiacei, avevano però una grande importanza per la grande quantità di insetti che riuscivano a catturare.

Le torri colombaie non si esauriscono nella suggestiva tipologia della torre isolata, a pianta quadrata o circolare: raffinati esempi di torre colombaia si trovano in alcune delle ville del Palladio, nelle residenze degli Estensi.

Quindi, tutto sommato, volendo creare un nuovo dolce pasquale, la fantasia avrebbe davvero tutto lo spazio necessario. Chissà, magari nei prossimi giorni, il Luppolo Selvatico potrebbe cercare di arrampicarsi su una dolce torre pasquale … di farro, naturalmente!

Antonella

illuppoloselvatico

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