Festa a Vico e a’ pizza: le impressioni di Guido Giorgi
Riceviamo e pubblichiamo. Grazie Guido…
Ho atteso alcune ore prima di provare a descrivere con le parole quello che il mio corpo e la mia mente hanno potuto assaporare in questi due giorni trascorsi a Vico Equense; ho aspettato perché il carico emozionale che questa trasferta mi ha sobbarcato meritava di essere scrollato via per esprimere un giudizio certamente emotivo ma nello stesso tempo il più possibile lucido e ragionato.
Non nascondo la mia estraneità ad eventi di questa caratura, ma le due giornate (“Festa a Vico” e “a’ pizza”) sono state senz’altro le esperienze più importanti che abbia mai potuto vivere nell’ambito gastronomico e non solo; oltre a voler sottolineare il sublime presente nei piatti dei grandi chef e dei grandi pizzaioli, quello che più di ogni altra cosa mi ha sorpreso ed entusiasmato è stato percepire l’amicizia e la fratellanza che colleghi importanti ed affermati (giammai rivali) hanno saputo dimostrare. E’ evidente che nessuno degli eventi sarebbe riuscito così bene se non fossero stati pregni di questi sentimenti; sono state, infatti, due manifestazioni dove lo spirito di comunione, di appartenenza ad un unico grande progetto, di voglia di confrontarsi, di sperimentare, di costruire insieme un percorso individuale ma da condividere ha prevalso (se possibile) sulla qualità e sulla bontà della cucina.
Quello che voglio esprimere non è un semplice stato di soddisfazione, di ammirazione e di congratulazione sia verso l’organizzazione (impeccabile nei tempi, negli spazi, nei luoghi, …) sia verso “le cucine” (mirabili pietanze, birre, vini, …); quello che mi preme testimoniare è la capacità umana di professionisti acclamati che senza rivalità hanno saputo interpretare e quindi rendere quel senso di gioia di cui una festa deve essere pervasa; tutto questo è il segnale di un’Italia in cui è possibile raggiungere livelli eccezionali con capacità, professionalità, abilità, coraggio e con tanto amore, senza sotterfugi e, cosa più importante, senza gettare fango sugli altri (come in tanti atri settori sociali-economici) ma sentendosi partecipi di una grande famiglia (la gastronomia) dove il successo dell’uno è solo un vantaggio per tutti. L’umanità che è trascorsa tra i tavoli, tra i forni, tra la gente è il segno tangibile che la vita va partecipata, va sfogliata pagina dopo pagina, va percorsa in una strada unica ma piena di incroci, di sguardi, di abbracci e di sorrisi; quando queste vie ti portano nel golfo di Napoli, nella penisola sorrentina, tra i migliori chef e i migliori pizzaioli del mondo, beh, c’è solo da congratularsi (anche con se stessi) perché si è potuto essere lì; e poi accorgersi che questo incrocio sarà in grado di determinare molte scelte future perché tali stravolgimenti emotivi non saranno mai solo ricordo.
Guido
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