Salviamo il diploma di enotecnico?
Un argomento di discussione di queste settimane è la riforma della scuola proposta dal ministro Gelmini. Il dato di fondo – al di là dei contenuti, dei lati più o meno apprezzabili, del tentativo di razionalizzare almeno in parte il sistema-scuola – mi sembra che sia il tentativo di risparmiare denaro, tagliando ore, cattedre, risorse. Ma al di là dei giudizi di merito, uno degli aspetti della riforma che riguarda da vicino il mondo dell’enogastronomia è l’eliminazione del diploma di enotecnica.
Sono abbastanza d’accordo con quanto afferma Città del Vino (http://www.cittadelvino.it/) nel comunicato stampa che trascrivo qui di seguito, e ho firmato il loro appello. In Italia mi dicono ci siano circa 4200 enotecnici, che hanno studiato per 6 anni per ottenere il loro diploma; un corso di laurea triennale li porterebbe a diventare enologi. Secondo Wikipedia gli istituti che permettono di conseguire questo diploma sono solo cinque (l’Umberto I di Alba, l’istituto agrario provinciale di San Michele Adige, il Cerletti di Conegliano [dove si è diplomato il ministro dell’agricoltura Luca Zaia, peraltro], il De Sanctis di Avellino e il Caramia di Locorotondo), sei ne ho trovati sul sito del ministero (manca San Michele Adige, ci sono in più D’Aquileia a Cividale del Friuli e Ricasoli a Siena), un altro su Internet (Ulpiani ad Ascoli Piceno, Ist. Tecnico Agrario Statale Specializzato per la Viticoltura e l’Enologia); l’Assoenologi aggiunge all’elenco il Damiani di Marsala, l’Eredia di Catania e il Sereni di Roma. Insomma, una dozzina di scuole, tutte situate in zone dalla chiara vocazione vitivinicola. “Declassare” questo tipo di diploma è un danno? Io penso di sì, anche perché l’enogastronomia in generale è o dovrebbe essere uno dei motori della ripresa economica, e c’é sempre più bisogno di figure professionalmente qualificate…
Ecco il comunicato stampa:
La riforma Gelmini sta per cancellare per sempre una tradizione centenaria italiana: quella del diploma di enotecnico (perito agrario specializzato in viticoltura ed enologia). A partire dall’anno scolastico 2010/2011, infatti, il corso di 6 anni da 36 ore settimanali, passerà a 5 anni e 32 ore, cancellando buona parte della sua specificità, compresa la maggior parte delle compresenze e delle esercitazioni agrarie, in vigneto, in cantina e nei laboratori di analisi. E, alla fine, il diploma che lo studente otterrà sarà di perito in agroindustria. Un vero e proprio declassamento per uno dei corsi di studi più importanti in Italia e un duro colpo all’immagine dei più prestigiosi istituti enologici italiani, come quelli di San Michele all’Adige, Alba e Conegliano Veneto. Di fronte a questo possibile scenario, le Città del Vino lanciano il proprio appello al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini, per salvare la figura degli enotecnici e il loro importante e qualificato ruolo nel mondo del vino.
Tutto questo accade nel Paese principale produttore mondiale di vino. Un indubbio declassamento per le scuole che da molti anni anni sfornano apprezzati tecnici di cantina”, sottolinea il presidente delle Città del Vino Valentino Valentini, secondo il quale “occorre sollecitare l’opinione pubblica, il mondo della vitivinicoltura e le associazioni di categoria per far sentire la propria voce e salvare i nostri prestigiosi istituti enologici”. Da Alba, intanto, è partita l’iniziativa “Salvate il diploma di enotecnico”, con una proposta di petizione online che sarà inviata al Ministro Gelmini (info: http://www.petizionionline.it/petizione/salviamo-il-diploma-di-enotecnico/35), insieme alla creazione di un gruppo su Facebook.
Il gruppo di Facebook si chiama Salviamo il diploma di enotecnico.
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