Il primo piatto che ho cucinato
Già… chi si ricorda la sua prima esperienza in cucina? Quella in cui, da solo, ha elaborato una serie di materie prime, dando loro una forma e una consistenza più o meno diverse, in modo da poter definire il risultato come “piatto cucinato da me”?
Mi ricordo, sì, mi ricordo…
Mi ricordo (se non ricordo male…) che non era altro che un panino: la ricetta l’avevo trovata sul Manuale delle Giovani Marmotte, che insegnando una serie di trucchi di autosufficienza, proponevano anche questo panino, ideale per gite e picnic.
Allora: bisognava prendere una michetta (o rosetta), una forma di pane tipicamente milanese, una volta molto comune, oggi molto meno… (magari ci torneremo, sul pane…); togliere la calottina superiore (lo spazio tondeggiante tra le punte dei cinque “petali” che compongono la rosetta) con un coltello, facendo attenzione a non tagliarsi (si sa, i bambini…); riempirla di foglie di lattuga e carne trita alla tartara; chiudere con la calottina e… buon appetito.
Una ricetta semplice, a misura di ragazzino – il Manuale è stato pubblicato nel 1969, per cui avrò avuto 12-13 anni quando mi sono dato alla “cucina” per la prima volta (peraltro seguendo l’esempio di mio padre, che a sua volta si dedicava alla cucina ogni domenica: brasati, spezzatini, risotti alla certosina, ciambotte, ratatouille, impepate di cozze… tutti piatti che richiedevano una preparazione elaborata, verdurine tagliate a dadini perfettamente uguali, gamberetti sgusciati accuratamente…).
E la seconda? Ricordo vagamente banane affettate caramellate in padella e poi…
Emanuele Bonati
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Ahahahaahahaha fichissima sta rosetta!! ma sai che anche io ho quel manuale nascosto da qualche parte???? dovrò risfoderalo.. semmai giusto per una buona dose di ricordi.. :-)))))
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